Lumie Ventinovenove Gabriele Polimeno Mary NEgro Caterina De Benedetto Silvia De Paolis

22

Maggio
LUMIE
Apparenze Pirandelliane
LUMIE non è solo uno studio nato dal genio di Pirandello, ma è anche la storia della nostra terra, della rabbia di chi è costretto ad andar via e della rabbia di chi vuole rimanere nonostante tutto e tutti; è la storia di alberi che muoiono e risorgono; è l'intreccio delle vite di donne e uomini in quelle terre di confine che sembrano essere state dimenticate; è il rumore del chiacchiericcio che giudica e condanna; è il suono de “lu rusciu de lu mare”. LUMIE è questo: un frutto quasi dimenticato, un sapore agrodolce e un inteso profumo.
  • Regia: Gabriele Polimeno &  Mary Negro
  • Durata: 60 minuti
  • Genere: dramma
  • Produzione: Ventinovenove Impresa Sociale
  • Comunicazione e Booking: daimon@29nove.com
  • Ufficio Stampa: CoolClub Scarl
NOTE DI REGIA
Il testo, prodotto dalla Cooperativa Ventinovenove, è frutto dell’ esperienza con il Progetto PASSI, promosso dall'Alleanza delle Cooperative, insieme a Legacoop Puglia. 8000 km in tre mesi. 8000 km dal nord al Sud della Puglia per vedere territori che si spopolano...terre che inaridiscono e piccoli paesi dove tante persone ancora resistono. Uno spettacolo che indaga l’animo, la fragilità e i drammi, nato dalla drammaturgia dei testi pirandelliani quali ”Sgombero”, “Come tu mi vuoi” e “L’altro Figlio”. Una messinscena che mette il pubblico in discussione su chi sia il giudicante e il giudicato. Lumie parte dal testo integrale de “ L’Altro Figlio” di Pirandello. Una drammaturgia nella quale sono affrontate diverse tematiche a noi molto care e vicine: la violenza sulle donne, l’emigrazione, lo spopolamento della terra, le radici, le vedove bianche. Gli attori presenti sulla scena sono quattro: tre donne e un uomo. Le donne interpretano i personaggi di  Maragrazia, Ninfarosa e Gialluzza  mentre l’uomo, da solo,  interpreta Tino LiGreci, Jaco Spina, il Dottore e Rocco Trupia. Ogni personaggio è portatore di una storia personale: Tino, la speranza di una vita migliore; Jaco, la rabbia di chi vuole rimanere ma vede la propria terra morire; Rocco, il veleno e l’onta nel non esser riconosciuto come figlio; il Dottore, la lotta della scienza e la medicina contro le credenze popolari. Per Gialluzza e Ninfarosa, in regia, si sentiva la necessità di una tridimensionalità che nel testo originale de L’Altro Figlio non riuscivamo a percepire. Ecco allora le parole tratte da “Come tu mi vuoi” e  “Sgombero”, che messe in bocca ai due personaggi femminili, ne tracciano i contorni e ne delineano le psicologie: la prima vittima di un plagio, la seconda, da ragazzina, vittima di violenza tra le mura di casa e, da grande, abbandonata a sé stessa nella condizione di vedova bianca. La figura portante, Maragrazia, manifesta invece tutto il dolore di una donna violata che rinuncia ad essere madre. Il monologo finale del testo, affidato alla protagonista Maragrazia , è messo in scena secondo i canoni dello Psicodramma di Moreno.  La scena di svolge in un non definito luogo, dove si sentono le onde del mare (richiamo al viaggio, alla nostra terra, il Salento, alla maternità), le cicale, il chiacchiericcio della gente che giudica (NOTA: tutti i rabarbari presenti nel testo sono tratti da altre opere di Pirandello precisamente da “La Giara”, “Il Berretto a Sonagli” e “Così è se vi pare”); dove si trovano alberi morti e tronchi secchi. In una sorta di agorà, sono sedute Gialluzza e Ninfarosa con al Centro Maragrazia. Le prime due, vittime e a loro volta carnefici nel giudicare  e bollare come “Pazza” Maragrazia. Dietro, su una sorta di trono e piedistallo sta l’uomo. La scelta di avere un solo attore nell’interpretare tutti i personaggi maschili è una precisa scelta di regia: una donna violata vede negli uomini che incontra, sempre il volto del suo aguzzino. Colore degli abiti di tutti i personaggi è il nero slavato, simbolo di un lutto portato da troppo tempo che accomuna e livella le vite dei protagonisti. Unico elemento distintivo è per le donne un foulard colorato, legato alla psicologia del personaggio (Giallo per Gialluzza, Rosso per Ninfarosa e Nero per Maragrazia), mentre i personaggi maschili sono caratterizzati da cappelli diversi (ad eccezione del Dottore che avrà con sé una borsa).             Ad impreziosire lo spettacolo le musiche di Redi Hasa e Maria Mazzotta e due coreografie curate da Maristella Martella di Tarantarte e Dario De Leo di  ArtèDanza. L’illustrazione  della locandina è di Simona Settembre.